martedì 2 febbraio 2010

MOSTRA LA TUA FERITA un’installazione di Marcello Tedesco

FRAGILECONTINUO presenta:

MOSTRA LA TUA FERITA
un’installazione di Marcello Tedesco

dal 6 febbraio ore 19

VERNISSAGE + APERITIVO


L’installazione presentata è composta da una serie di ritratti fotografici. Ogni scatto mostra la stessa inquadratura (a mezzo busto) e la medesima ipostazione di luce (al neon). Come è evidente, il linguaggio è ridotto a termini elementari e precisi. Questo sembra alludere ad una sorta di annientamento dell’autore, il quale, non solo è disposto in maniera neutra (ne-uter: né l’uno né l’altro) davanti ai soggetti ritratti, ma è anche privo della volontà di interpretarli. In ciò sembra essere confermata l’impostazione documentaristica dei suoi ultimi lavori. Difatti Mostra la tua ferita è nato poco dopo le riprese di un film documentario (Fare l’anima, l’anoressia di Marta, distribuito da Documè), in cui è raccontata la vicenda di una giovane donna anoressica, che dopo un lungo periodo di degenza riconosce infine il valore positivo e fondante della (sua) ferita.
Come nel film documentario così anche in queste immagini c’è una sorta di mutismo. Pur mostrandosi nella loro evidenza, esse rimangono infatti nascoste e remote. La loro fissità sembra così voler indurre chi le guarda a compiere da sé la sua indagine, a formulare la domanda da cui forse potrà aprirsi una prospettiva di senso. Solo che nel corso dell’indagine l’osservatore inquirente, nel momento stesso in cui rende il suo sguardo più acuto, è sospinto senza avvedersene verso la propria ferita. Le immagini, nella loro silenziosa derelizione, lo hanno indotto a riconoscere, al di là di ogni rimozione, dapprima la sua ferita, e poi il valore fondante che questa esercita sia per il linguaggio che per il comportamento. L’autore afferma: «Io stesso ho dovuto essere educato a guardare ed ad accettare quei volti e quei corpi. Questa educazione è simile a quella dello scalatore che deve prepararsi a sopportare un clima rigido, una continua e progressiva mancanza d’ossigeno, per abituarsi infine a poggiare gli occhi solo su una distesa di deserto bianco. Come è noto, questo genere di escursione è ricco di pericoli, non ultimo quello di morire assiderati per aver smarrito la via o gli strumenti che rendono possibile la scalata».
Con questa similitudine non priva di ironia l’autore tratteggia i termini di un lavoro che appartiene, come lui stesso, ad una realtà del tutto marginale, che rimane come tale sottratta agli occhi dei più (sani).
Chiude il percorso espositivo un libro in edizione limitata edito dalla Monks Monkeys Economy Press.






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